Note storiche della Fondazione della Congregazione
Note storiche della Fondazione della Congregazione

 

Note storiche della fondazione della congregazione

Don Giuseppe Brancaccio fondatore delle suore dell’Addolorata e della Santa Croce.

Don Giuseppe Brancaccio, nacque a Torre del Greco il 23 luglio 1773. Viene consacrato sacerdote il 20 settembre 1797. Fu alunno e discepolo fedele del beato Vincenzo Romano dal quale apprese non solo le scienze filosofiche e teologiche, ma soprattutto lo zelo,lo spirito di preghiera, di dedizione al prossimo fino all’abnegazione di se stesso. Il beato Vincenzo Romano in una sua relazione, lo dichiara e lo definisce gioiello del paese; era un sacerdote giudizioso,zelante, forte e dolce. Anche se di gracile salute, lavora indefessamente per la gloria di Dio e per il bene della gioventù, in quel tempo insidiata dai borboni. Nasce in lui il desiderio di raccogliere questa gioventù e fondare un ritiro dove poter accogliere le ragazze e istruirle nelle pratiche di pietà per avviarle sia alla vita monastica che al matrimonio, secondo la scelta di ciascuna. Nasce nel 1812, nei locali della Castelluccia, con annessa cappella dell’Addolorata, la prima comunità di monache formata da quattro suore. Essendo ormai il ritiro già riconosciuto dal 1820, con Decreto diocesano dal cardinale Luigi Ruffo Scilla al quale il nostro fondatore si rivolgeva per qualunque permesso o transito di luogo. Anche le sorelle del fondatore entrano a far parte della comunità dopo la morte dei loro genitori. Nel 1824 ci fu il primo regolamento riveduto e approvato dallo stesso cardinale Ruffo Scilla; il Ritiro si ingrandisce di anime amante di Gesù sacramentato e di Maria Addolorata. Nel 1813, per il Ritiro si riscontra il principio animatore: “Lo spirito del nostro istituto è l’amore”. In concreto, il fondatore volle che l’amore e la riparazione si articolassero in due direzioni: la contemplazione e l’orazione. La prima regola fu riveduta e ampliata nel 1843 da monsignor Felice Romano, che nel suo regolamento, esorta al silenzio e alla penitenza. Felice Romano nipote del beato Vincenzo Romano erede e successore del fondatore poco tempo dopo fu eletto vescovo d’Ischia e lascia tutto nelle mani di monsignor Battiloro e a questo punto inizia il tempo oscuro per la vita del convento. Il fondatore muore il 22/09/1842 all’età di 69 anni ; visse accanto alla sua opera solo un periodo di circa 30 anni; muore assistito dalle sue figlie, tra cui la dolcissima e devotissima suor Maria Concetta di Giacomo dalla quale ci viene tramandato che il fondatore durante la sua agonia, spesso alzava gli occhi al cielo come se vedesse qualcuno, poi raggiante in viso si rivolge a Maria Addolorata e le affida la sua opera, per la quale aveva speso tutta la sua vita e di rimando la Vergine gli appare e gli dice:”Puoi morire in pace, perché la tua opera l’assumerò e la continuerò io stessa”. Poco dopo il caro padre in un amplesso gioioso, stringendo il crocefisso e la santa regola, si addormentò in pace per risvegliarsi nella gloria di Dio e della Vergine Addolorata. Da allora, il Ritiro con una vita semiclaustrale, di preghiera e penitenza non ebbe mai interruzione, pur passando attraverso contrattempi, lotte governative le cui difficoltà portarono le monache ad uno spirito anelante sempre di più alla perfezione per cui si nota da documenti antichi esistenti nell’archivio storico diocesano di Napoli, esse chiesero una direttiva per la vita comunitaria al cardinale Ascalesi nel 1927, per togliere abusi e scissione provocatesi in seno alla comunità. Si ha così la regola approvata dallo stesso cardinale che nel 1928, dopo una santa visita in chiesa con tutte le suore, sciolse la clausura e consegnò loro la regola approvata. Ci fu quindi la grande scissione, molte monache non accettarono la regola e lasciarono la comunità. La scuola che era aperta soltanto alle convittrici,passa ad essere un’opera sociale e si ebbe la facoltà di aprire altre case. Infine, si è ottenuto con Decreto di Lode l’Approvazione di Diritto Pontificio il 20/5/1971,Ato sua santità Paolo Sesto. Dopo il concilio vaticano secondo, sono state studiate e aggiornate le Costituzioni approvata dal S.C.R. a Roma il giorno 8 /12/1987 e infine, il Direttorio approvato dal decimo capitolo generale il 09/07/1992 essendo nel periodo e tuttora superiora generale suor Felicia Pastore.

Nella vita di questo zelante ed instancabile sacerdote colpiscono due ideali particolari:il catechismo per tutti, piccoli e grandi; dare alle fanciulli, attraverso la preghiera, il lavoro e una sana educazione, un avvenire sicuro. Questi due ideali si può dire esprimono e sintetizzano tutta la sua vita, a tale fine mise a disposizione tutta la sua persona e tutto ciò che aveva come beni materiali ereditati dai genitori e dal fratello Ambrogio anch’egli sacerdote. Seppe superare tanti ostacoli, premunendosi così di tutte le autorizzazioni, di tutti i permessi per assicurare alla sua opera stabile durata. Le due fondazioni: il cappellone ( così detto ancora oggi) Oratorio di san Giuseppe Calasanzio dove riuniva i piccoli e i grandi per il catechismo e l’istruzione religiosa. La chiesa della Addolorata  dove accoglieva fanciulle bisognose o meno e qui veniva impartita un’educazione umana e cristiana, grazie all’aiuto delle suore che venivano da Napoli chiamate dallo stesso fondatore , per tale scopo. Inoltre alle ragazze veniva insegnata l’arte del ricamo, di taglio e cucito ed altre mansioni consone alla missione della donna. Anche questo tipo di attività ebbe grande successo perché molte ragazze erano desiderose di imparare queste arti sopra accennate.

Il fondatore nel suo testamento datato il 2 settembre 1842 lasciò scritto:”Dichiaro di aver formato e fondato un Ritiro di donzelle. Ho fondato una seconda opera per l’ istruzione dei fanciulli sotto il titolo di san Giuseppe Calasanzio”.